Lo Storytelling Turistico è una strategia vincente per promuovere un territorio. Emozionare è la parola chiave. Ecco 4 consigli per te!
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro.Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.
Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
(Viaggio in Portogallo, J.Saramago)
Inizio l’articolo sullo storytelling turistico con questa citazione bellissima tratta dal libro di Saramago, “Viaggio in Portogallo”.
Ci tengo a imprimere subito nella tua mente un concetto fondamentale, che è anche il perno di tutto il discorso che sto per farti: il viaggio è emozione.
Lo scopo dello storytelling turistico è consentire a chi vorrebbe partire per raggiungere una destinazione, di viaggiare prima con la mente, poi il cuore, infine con il corpo.
Ecco di cosa parlo nell'articolo
Storytelling turistico e travel blogging
Sai perché prima di scegliere un hotel andiamo a leggere le recensioni, anche se non conosciamo quelle persone, e sappiamo benissimo che spesso sono eterodirette?
Perché viaggiare vuol dire fare un’esperienza, e non c’è niente di peggio di partire e restare delusi.
Una delusione amorosa prima o poi passa, un amico che ti tradisce prima o poi riuscirà a farsi perdonare, oppure a farsi dimenticare, ma un viaggio sbagliato non lo cancelli più.
Ti resta dentro, e continuerai a pensare male di quella città, di quell’albergo, di quel ristorante, di quella compagnia aerea, e così via.
Chi si occupa di storytelling turistico ha una responsabilità enorme: creare delle aspettative che non possono essere disattese.
Prova a consigliare un albergo ad un amico decantandone le lodi, e controlla il suo livello di soddisfazione alla fine del viaggio.
Basterà aver trovato anche solo una macchia minuscola sulla federa del cuscino per smontare il tuo consiglio.
Ecco, adesso prova ad immaginare quanto possa essere difficile e rischioso consigliare un viaggio, con tutti gli annessi e connessi, e farlo pubblicamente, non ad una singola persona, ma ad una platea potenzialmente molto vasta.
Esatto, è una responsabilità non da poco.
Nella mia esperienza di blogger, ma in particolare di SEO Copywriter, mi è capitato di scrivere decine di articoli e guide turistiche, ma non sempre avevo visitato tutte quelle città.
Eppure l’ho fatto.
Come?
Utilizzando una serie di tecniche che, se unite alla reale conoscenza del luogo che si sta raccontando, possono rendere la tua storia molto più efficace.
Te le illustro subito.
Costruisci il tuo racconto
Se partiamo dal presupposto che il lavoro del travel blogger non è scrivere blogpost ma racconti, allora tutto diventa subito più chiaro.
Certo, perché un racconto segue delle regole precise, alternando fasi descrittive a climax e colpi di scena, attraversando una evoluzione del protagonista che alla fine del viaggio non sarà lo stesso di quando tutto è iniziato.
Quindi, devi svestire i panni del blogger e indossare quelli dello storyteller, del narratore, dello scrittore, e procedere per step.
Crea un contesto
Per raccontare una storia hai bisogno di tre elementi principali:
- Una ambientazione;
- Uno o più protagonisti;
- Un plot.
Lo so cosa stai pensando, che devi scrivere la guida turistica di un luogo, mica un romanzo, ma le basi dello storytelling sono sempre le stesse, a prescindere dal prodotto che stai creando.
Cosa devi fare?
Devi fare in modo che il lettore veda ciò che stai raccontando per iscritto.
Lavora per immagini, racconta i luoghi descrivendoli non in modo minuzioso, alla Balzac, ma in modo visivo.
Non dire che la chiesa è romanica, non magnificare la perfezione architettonica della volta a botte, perché chi non ha studiato storia dell’arte non ha la più pallida idea di cosa cazzo stai dicendo.
Raccontagli ciò che vedrà in modo semplice, lavora su quegli elementi che conosce già.
Parla di colori, di forme geometriche, utilizza strutture sintattiche elementari ma non banali.
Quello che scrivi lo deve capire anche chi non è Umberto Eco.
Crea un percorso
Prima che tu fraintenda quello che intendo dire, te lo chiarisco subito.
Con “percorso” non intendo dire al lettore di andare da un punto A ad un punto C passando per un punto B, perché per quello basta Google Maps.
No, tu hai visitato quella città, ci sei stato, hai fatto delle cose, ma la cosa più importante – lo ribadisco – è l’evoluzione del personaggio.
Cosa hai fatto durante il tuo viaggio che ti ha cambiato?
Non parlo di cambiamenti in stile Mangia Prega Ama, parlo di cose semplici.
Cosa hai imparato che prima non conoscevi?
Questo è l’elemento centrale di ogni racconto, l’evoluzione.
Allo spettatore non interessa sapere che Forrest Gump è diventato miliardario, interessa capire come diavolo c’è riuscito.
Quello conta davvero.
Quindi non limitarti a raccontare cosa visitare e come raggiungerlo – certo che lo devi dire, ma come informazioni aggiuntiva, non come focus del racconto.
Concentrati sul perché chi ti legge dovrebbe farlo e cosa deve aspettarsi.
Emoziona
Ecco la parola chiave di tutto questo bel discorso, apparentemente astratto, che ti sto facendo: emozione.
Se vuoi fare storytelling turistico il tuo obiettivo non è informare, ma emozionare.
I viaggi sono un collage di emozioni, a volte positive, altre volte negative, ma che ti segnano per sempre inevitabilmente.
Lavora sulle emozioni, devi far venire il magone a chi legge la tua guida, costringendolo (e non spingendolo) a prenotare volo e albergo.
Chi legge non vuole solo sapere cosa fare in una determinata destinazione, vuole una conferma del fatto che ne valga la pena.
Vuoi fare il travel blogger? Dimmi se ne vale la pena, ed avrai fatto centro!